Io capitan@. Il vero crimine è il confine
Una campagna per difendere gli atti di solidarietà di chi aiuta le persone in movimento e per chiedere l’abolizione delle norme che criminalizzano chi guida le barche, chi offre aiuto, chi salva le persone in difficoltà durante viaggi resi mortali dal regime dei confini che è l’unico vero sistema criminale che causa centinaia di morti e che si pone a difesa delle diseguaglianze tra esseri umani.
Seasters Coop
Prima che il tribunale di Crotone si pronunciasse per la sua piena assoluzione, l’attivista curdo-iraniana Maysoon Majidi ha dovuto trascorrere in carcere 300 giorni. Nelle motivazioni della sentenza le testimonianze dei due suoi compagni di viaggio che la avevano accusata vengono definite inattendibili.
Anche Marjan Jamali è stata accusata di essere una scafista. Era sbarcata a Roccella Jonica nell’ottobre 2023. Era con suo figlio di otto anni. Immediatamente arrestata e separata dal bambino che ha rivisto dopo 217 giorni di carcere, quando le sono stati concessi gli arresti domiciliari. Per lei la piena assoluzione è arrivata a metà giugno 2025.
Entrambe sono state incriminate sulla base di testimonianze rivelatesi inconsistenti.
Due assoluzioni a fronte di centinaia di casi di persone che si trovano a pagare il prezzo della chiusura dei confini.
Con questa campagna intendiamo capovolgere la prospettiva che criminalizza l’attraversamento delle frontiere e ogni forma di sostegno solidale alle persone in movimento.
L’articolo 12 del Testo unico sull’immigrazione si intitola “Disposizioni contro le immigrazioni clandestine” e stabilisce che è criminale chiunque compia “atti diretti a procurare illegalmente l’ingresso [di migranti] nel territorio dello stato o di altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente”.
Il linguaggio giuridico diventa un artefatto per distogliere l’attenzione dalla violenza organizzata dei confini. È questa che espone la persona “a pericolo per la sua vita o per la sua incolumità” e la sottopone a “trattamento inumano o degradante”, la volontà umana di tracciare una frontiera e decidere chi stia da un lato e chi dall’altro, ovvero chi può vivere e chi può essere lasciato morire.
Eccolo il vero abuso: quella ferita tracciata sulla pelle della terra e di chi la abita che è il confine. Un colpo di spada che separa le persone tra loro e dalla possibilità di salvezza. E per nascondere questo crimine si ricorre a un’arte raffinatissima: l’invenzione del nemico. Un’arte che non può permettersi la compassione suscitata dall’immagine di quanti annegano nel Mediterraneo. Serve un cattivo. E poco importa che chi aiuta le persone in movimento non tragga da questo alcun profitto. Le norme incriminano anche la solidarietà offerta senza alcun guadagno economico.
E’ una criminalizzazione inversa e funzionale che ha inventato la figura dello scafista, il trafficante-di-esseri-umani. E per costruirlo si rende reato ogni forma di solidarietà: offrire cibo, offrire un riparo, fornire informazioni legali o logistiche, mettersi alla guida dell’imbarcazione che conduce i migranti in salvo.
I confini sono dati come naturali e necessari. Ma sono tutt’altro: ogni confine è un fenomeno umano e come tale può essere modificato. Non è sempre esistito e non esisterà per sempre.
Non è un crimine attraversare le frontiere. Non è un crimine portare in salvo le persone. Non è un crimine arrivare in Italia e in Europa.
Cosa chiediamo:
- L’abrogazione degli articoli 12 e 12 bis del Testo unico sulle migrazioni che prevedono il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” anche in assenza dello scopo di profitto.
- L’abolizione sia a livello nazionale che europeo di ogni disposizione che criminalizza l’attraversamento delle frontiere nonché l’aiuto prestato ai migranti.
- L’abolizione delle politiche di esternalizzazione delle frontiere che rendono letali le rotte dei migranti per terra e per mare e criminalizzano le persone in movimento e chi presta loro aiuto nei paesi di provenienza e transito.
Chi siamo
Seasters Coop è un progetto di vela transfemminista e popolare nata per aprire spazi di accesso al mondo della nautica, tradizionalmente maschilista e classista.
La cooperativa con le sue due barche pratica ogni giorno una ricerca volta a riscrivere i modelli gerarchici imposti nei modelli tradizionali di marineria, a coinvolgere in attività in mare donne+ di ogni estrazione sociale e culturale.
Seasters propone un’esperienza velica politica, fondata sui pilastri della solidarietà, del rispetto, della cooperazione, dell’attenzione all’ambiente e alle comunità.
Seasters è nata per superare i confini individuali e collettivi e per riprendersi un mare di libertà per tutt@.