Fermare il traffico di esseri umani tra Tunisia e Libia

On Borders, The Routes Journal
Contesto e motivazioni
Il discorso politico e mediatico in Italia descrive il Mediterraneo come una barriera naturale tra mondi lontani, una frontiera liquida da controllare e sorvegliare. È un luogo in cui le politiche europee di controllo e repressione della mobilità si scontrano con la volontà dei migranti di continuare a spostarsi. Ma non solo. Questo mare non è solo un confine che separa, ma ha una storia di incontri, attraversamenti, scambi. È un crocevia e, nelle sue acque, si intrecciano molteplici attori: migranti, pescatori, marinai, guardacoste, funzionari europei e statali, operatori umanitari e di solidarietà, ciascuno con interessi e prospettive diverse.
Il Mediterraneo si è trasformato in un confine mortale, come conseguenza diretta delle politiche migratorie europee basate sulla militarizzazione delle frontiere marittime e terrestri. Per questi motivi, coloro che cercano di raggiungere l’Europa vengono criminalizzati, così come coloro che offrono sostegno e solidarietà a chi è in transito: l’assenza di vie legali per accedere all’Europa lascia alle persone l’unica possibilità di intraprendere viaggi rischiosi su imbarcazioni di fortuna.
Eppure, lo spazio mediterraneo continua a generare relazioni e pratiche che trascendono le dicotomie sociali, intrecciando storie ed esperienze in un tessuto complesso. Luogo di incontro e campo di battaglia, spazio cruciale della contemporaneità in cui si riproducono i processi di razzializzazione legati alla governance della migrazione, il Mediterraneo è anche un orizzonte di desiderio e possibilità. Viverlo, attraversarlo, osservarlo è l’unico modo per comprenderlo veramente.
È così che nel 2022 è nato l’equipaggio Tanimar: da marinai, da ricercatori che hanno deciso di entrare in relazione con questo spazio marittimo abitandolo, cercando di realizzare un’etnografia del mare e nel mare, partendo dallo Stretto di Sicilia, proseguendo con la Tunisia (2023) e con l’Egeo (2025). Un viaggio che si intreccia con le rotte delle persone in movimento, per ricomporre memorie e analisi, e rendere più visibile la polifonia di voci e la pluralità di visioni sul futuro del Mediterraneo, come nel recente progetto di un “Controdizionario del confine” articolato attorno a parole e narrazioni subalterne e controegemoniche.
L’equipaggio del Tanimar per f.Lotta. Settembre 2025
Questo Mediterraneo, che si cerca di chiudere con blocchi navali, blocchi amministrativi delle navi civili di soccorso, respingimenti operati dalle cosiddette guardie costiere libiche e tunisine e accordi bilaterali che lasciano dietro di sé una scia di sangue e morte, rimane comunque aperto e poroso e continua ad essere attraversato con ogni mezzo da chi esercita il proprio diritto alla fuga.
Ci sono molti modi di “essere” nel Mediterraneo: Tanimar, durante la sua navigazione, lo fa attraverso la narrazione, verbale e visiva. Fin dalla sua nascita, gli equipaggi di questa barca a vela hanno scelto di essere occhi e orecchie, testimoni civili di ciò che altrove è nascosto o ridotto a spettacolo.
Per l’azione proposta da f.lotta, con il suo invito a “occupare massicciamente il Mediterraneo”, l’equipaggio del Tanimar sarà composto da cittadini africani ed europei, registi, artisti, assistenti sociali, rifugiati, ricercatori, navigatori: al di là del loro background, delle loro funzioni e professioni, sono uniti dalla fede nelle leggi del mare, nell’obbligo di soccorso, nel diritto di ogni singolo essere umano di poter scegliere dove vivere e di non essere respinto, violato, mercificato, soggiogato, torturato. Ci sarà anche una squadra di terra, in Tunisia e Libia, grazie al contributo dei corrispondenti del Journal of Routes (un progetto di comunicazione alternativa sul tema della mobilità ostacolata animato da persone in viaggio o bloccate in attesa di partire) e dei testimoni del reportage RR [x] sul fenomeno del traffico di Stato.
Intrecciando attivismo, arte, navigazione ed etnografia, Tanimar e il suo equipaggio vogliono continuare a raccontare gli incontri nel Mediterraneo attraverso parole e immagini, suoni e visioni, in un intreccio che è al tempo stesso politico e poetico. Il desiderio e la volontà dell’equipaggio è quello di amplificare le voci di coloro che sono privati del diritto di circolare sulla sponda meridionale del Mediterraneo.
Quale campagna portiamo avanti e perché
Fermare il traffico di esseri umani da parte dello Stato tra Tunisia e Libia.
Come rivelato dal rapporto (https://statetrafficking.net/) di RR [x] (un gruppo di ricerca internazionale che ha deciso di mantenere l’anonimato sotto uno pseudonimo collettivo per proteggere le proprie fonti), presentato al Parlamento europeo il 25 febbraio, il progressivo inasprimento delle politiche di frontiera dell’UE ha generato una conseguenza inquietante: la vendita e la schiavitù dei migranti subsahariani da parte dell’apparato militare e di polizia tunisino. Il rapporto sullo Stato trafficante, accompagnato da un accurato riassunto delle violazioni dei diritti umani durante le operazioni di espulsione e deportazione curato da ASGI, intende riaprire il dibattito sulla responsabilità dell’Unione Europea e dei singoli Stati nell’esporre le persone in transito alla morte e alla schiavitù, nonché sullo status di “Paese terzo sicuro” assegnato alla Tunisia, sul suo ruolo di partner e beneficiario economico nella gestione delle frontiere esterne dell’UE. L’equipaggio della Tanimar è riuscito a entrare in contatto con i testimoni del rapporto RR [x] sul traffico di esseri umani tra Tunisia e Libia e ha deciso di contribuire ad amplificare le loro storie e le loro richieste.
I testimoni RR [x], dopo aver presentato il rapporto al Parlamento europeo e, in Italia, al Senato e alla Camera dei deputati, hanno presentato numerose interrogazioni parlamentari senza ricevere alcuna risposta dalle istituzioni a cui si sono rivolti. La richiesta principale di questo collettivo che l’equipaggio del Tanimar vuole trasmettere è l’apertura di un corridoio legale-umanitario affinché le voci delle vittime del traffico di Stato possano raggiungere un tribunale europeo.
Durante i giorni dell’imbarco, testimoni e corrispondenti che vivono ancora in Libia e Tunisia racconteranno la loro esperienza di vendita e deportazione alla frontiera, e la loro lotta per il diritto alla mobilità e ad avere giustizia e riparazione. Attraverso vari canali – la pagina Instagram del Journal of Routes, una rete di trasmissioni radiofoniche universitarie studentesche, il progetto MeltingPot – l’equipaggio del Tanimar intende così contribuire ad amplificare la consapevolezza di un fenomeno recente e ancora poco conosciuto. Nonostante la retorica dell’UE sulla lotta ai trafficanti, le politiche di esternalizzazione delle frontiere hanno generato un effetto paradossale: al confine tra Tunisia e Libia, il trafficante di esseri umani ora indossa un’uniforme.